12 lug. ’21

+ Dal Vangelo secondo Matteo (10,16-23)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. Sono infatti venuto a separare l’uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera; e nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa. Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà. Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa». Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città.

Una Pace speciale, quella di Gesù. Una Pace che è (anche) spada, lotta, divisione (cèrnita, cioè discernimento). Una Pace che chiede di schierarsi, di scegliere, appunto; distinguendo tra valori relativi e il Valore supremo che è Dio. È il Suo Assoluto che dovrebbe muovere tutta la nostra vita, aiutandoci a relativizzare tutto ciò che non è Lui. Relativizzando anche le tensioni, le diatribe, se queste servono ad entrare nella Pace, ad accogliere il Dono che Gesù ci ha conquistato con la Sua Morte. Non è certo una Pace quieta; non è un equilibrio di laboratorio: è agone. È Pace “inquieta” fino all’approdo al cospetto del Risorto, la nostra Pace!

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