+ Dal Vangelo secondo Giovanni (3,13-17)
In quel tempo, Gesù, quando ebbe terminato di rivolgere In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».
Anche un centurione poteva essere buono. Anche un “Innalzato” sulla Croce, e – per questo – Croce da esaltare! Gesù ha accettato una tremenda fine, quella di pendere come maledetto dal legno. Ma le angolature visive e le prospettive fanno la differenza. Per Giovanni la Croce è il trono del Re; non patibolo, ma “Strumento” di Salvezza. “Rimedio” escogitato dagli uomini, ovvero dal loro potere, eppure Via Redentiva che il Padre ha permesso in tutta la Sua tragicità. Opposti, antinomìe, ossimori, paradossi… ciò che è impossibile per gli uomini, non lo è per Dio! E dunque “esaltanda” Croce, perché ha sostenuto il Salvatore, “spingendoLo” verso l’Alto!
