3 apr. ’21

Sabato Santo

Il Sabato Santo è stato definito “il giorno più lungo”, un tempo di riflessione che può dilatarsi nella vita di ognuno. Non ci sono celebrazioni, è un giorno “aliturgico”, non ci si accosta all’Eucaristia, ma si aspetta in silenzio, per rivivere lo sgomento degli apostoli dopo la morte di Gesù. È anche il giorno della “crisi” della Parola: i Vangeli stessi non raccontano nulla, possiamo solo immaginare che questo sia il tempo in cui il corpo di Gesù rimane nel sepolcro, mentre gli apostoli, essendo giorno di risposo per gli ebrei, restano senza sapere cosa sarebbe accaduto dopo. Anche se tutto tace, Cristo agisce. Secondo l’antica tradizione, infatti, in questo giorno, Gesù discende agli Inferi, nelle profondità del Regno della morte per salvare l’uomo e portarlo con Sé in cielo, dove ci precede e dove ci attende a braccia aperte. Negli Inferi incontra Adamo, il primo uomo che qui simboleggia l’intera umanità, lo scuote, lo sveglia e gli dà l’annuncio della salvezza da cui nessuno è escluso, ponendo, di fatto, un ponte tra la tomba e il Regno di Dio. Gesù porta l’arma infallibile della Croce, perché “con la morte vince la morte”. Il Sabato Santo è anche il giorno in cui, come vuole la tradizione bizantina, si celebra l’Ora della Madre. Ci si concentra sulla figura di Maria in cui in questo giorno si sommano il dolore per la morte del Figlio e la speranza per la sua Resurrezione. Maria è indicata come Mater Dolorosa già da Sant’Ignazio di Loyola; l’abbiamo lasciata ai piedi della Croce, abbandonata dal Figlio che è morto e che prima di spirare L’ha affidata a Giovanni, perché Maria, chiamata alla missione di Madre, non può rimanere senza figli. Ma il dolore e la fede di Maria qui sono il dolore e la fede da cui nasce l’intera Chiesa che sta lì, con lei, ai piedi della Croce, a farsi illuminare dalla speranza.

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