Adorazione Eucaristica
ADORAZIONE EUCARISTICA PER IL MESE DI DICEMBRE
Gratuitamente avete ricevuto,
gratuitamente date
Preghiamo per le associazioni di volontariato

G: Vogliamo fare nostra in questa adorazione la preghiera del Santo Padre per le organizzazioni di volontariato e promozione umana, perchè “trovino persone desiderose di impegnarsi per il bene comune e cerchino strade sempre nuove di collaborazione a livello internazionale”.
Canto Iniziale: Questo è il mio comandamento (M. Frisina)
Rit: Questo è il mio comandamento che vi amiate come io ho amato voi.
Come io ho amato voi.
Nessuno ha un amore più grande di chi dà la vita per gli amici.
Voi siete miei amici se farete ciò che vi dirò. Rit.
Il servo non sa ancora amare ma io v’ho chiamato miei amici.
Rimanete nel mio amore ed amate il Padre come me. Rit.
Dal Vangelo secondo Matteo (25,31-40)
In quel tempo, Gesù disse a suoi discepoli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra.
Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi”.
Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. Rispondendo, il re dirà loro: “In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
L’anima del volontariato è il dono di sé
Dal Messaggio di papa Francesco per la 27ma Giornata mondiale del malato
Di fronte alla cultura dello scarto e dell’indifferenza, mi preme affermare che il dono va posto come il paradigma in grado di sfidare l’individualismo e la frammentazione sociale contemporanea, per muovere nuovi legami e varie forme di cooperazione umana tra popoli e culture. Il dialogo, che si pone come presupposto del dono, apre spazi relazionali di crescita e sviluppo umano capaci di rompere i consolidati schemi di esercizio di potere della società. Il donare non si identifica con l’azione del regalare perché può dirsi tale solo se è dare sé stessi, non può ridursi a mero trasferimento di una proprietà o di qualche oggetto. Si differenzia dal regalare proprio perché contiene il dono di sé e suppone il desiderio di stabilire un legame. Il dono è, quindi, prima di tutto riconoscimento reciproco, che è il carattere indispensabile del legame sociale. Nel dono c’è il riflesso dell’amore di Dio, che culmina nell’incarnazione del Figlio Gesù e nella effusione dello Spirito Santo.
G: Chiediamo perdono al Signore per tutte le volte che, anche nel donare, abbiamo cercato più noi stessi che il vero bene degli altri. Lo facciamo attraverso una preghiera di Madre Teresa di Calcutta. Ad ogni richiesta cantiamo: Kyrie, eleison
Signore, quando credo che il mio cuore sia straripante d’amore e mi accorgo, in un momento di onestà, di amare me stesso nella persona amata, liberami da me stesso.
R: Kyrie, eleison
Signore, quando credo di aver dato tutto quello che ho da dare e mi accorgo, in un momento di onestà, che sono io a ricevere, liberami da me stesso.
R: Kyrie, eleison
Signore, quando mi sono convinto di essere povero e mi accorgo, in un momento di onestà, di essere ricco di orgoglio e di invidia, liberami da me stesso.
R: Kyrie, eleison
E, Signore, quando il regno dei cieli si confonde falsamente con i regni di questo mondo, fa’ che io trovi felicità e conforto solo in Te.
R: Kyrie, eleison
(Silenzio orante)
Canto: Inno alla carità (RnS)
Se anche io parlassi tutte le lingue
E conoscessi i misteri e la scienza
Se avessi il dono della profezia
Ma non avessi la carità non sarei nulla… Nulla
La carità è paziente, la carità è benigna
E si compiace della verità
Tutto essa tollera, tutto crede e spera
Non finirà la carità
Se avessi fede da spostar le montagne
E offrissi ai poveri tutti i miei beni
Se dessi il corpo per essere arso
Ma non avessi la carità non sarei nulla… Nulla
G: Meditando l’inno di san Paolo apostolo ai Corinti, commentato da sant’Agostino, chiediamo che possa crescere nella Chiesa e in ogni cristiano la vera carità. Essa, muovendo internamente i cuori per l’azione dello Spirito Santo, si traduca in opere che manifestano la gratuità dell’amore di Dio.
Ritornello cantato: Amatevi fratelli come io ho amato voi. Avrete la mia gioia, che nessuno vi toglierà. Avremo la sua gioia, che nessuno ci toglierà.
Dal Discorso 350 di Sant’Agostino
Se non hai tempo di indagare su tutte le Pagine sante, di togliere il velo ai sacri discorsi, di penetrare tutti i segreti delle Scritture, attieniti alla carità, su cui tutto si fonda. Così possederai quello che lì hai imparato e possederai anche quello che non hai ancora imparato. Se hai conosciuto la carità, hai conosciuto ciò da cui dipende anche quello che eventualmente ancora non conoscessi. In sostanza quel tanto che capisci delle Scritture è Carità che ti si rivela, e quello che non capisci è Carità che ti resta nascosta.
Rit. Cantato e silenzio orante
Fratelli, esercitate la carità, dolce e salutare vincolo delle anime: senza di essa il ricco è povero; con essa il povero è ricco. Essa è paziente nella avversità, moderata nella prosperità. Eforte in mezzo alle dure sofferenze, piena di gioia nelle opere buone; nelle tentazioni sicurissima; nell'ospitalità larghissima; lietissima tra i veri fratelli; pazientissima con quelli falsi. Rit. Cantato e silenzio orante In Abele che sacrifica è gradita a Dio, in Noè sicura nel diluvio; nelle peregrinazioni di Abramo fedelissima; in Mosè, fra le ingiurie, mitissima; nelle tribolazioni di Davide sommamente mansueta. Nei tre fanciulli [della fornace] aspetta con tranquilla innocenza contro le fiamme che saranno innocue; nei Maccabei è forza che sostiene le fiamme crudeli. E
casta in Susanna sposa, in Anna vedova, in Maria vergine. Efranca in Paolo nell'incolpare, è umile in Pietro che ubbidisce. E
umana nei cristiani che si confessano, divina nel perdono che Cristo accorda.
Rit. Cantato e silenzio orante
Quanto è grande la carità! El'anima dei Libri sacri, è la virtù della profezia, è la salvezza dei sacramenti, è la forza della scienza, il frutto della fede, la ricchezza dei poveri, la vita dei morenti. Che cosa c'è di più magnanimo che dare la vita per i malvagi? Quale benevolenza maggiore che amare i nemici? Solo la carità fa sì che la felicità altrui non ti turbi, perché non è gelosa. Solo essa non si esalta per la prosperità, perché non si gonfia di superbia. In virtù di essa sola non vi è rodìo di cattiva coscienza, perché non agisce con ingiustizia. Rit. Cantato e silenzio orante Essa va tranquilla fra gli insulti, è benefica fra gli odi. Di fronte al ribollire delle ire è placida, in mezzo a trame insidiose è innocente. E
afflitta nelle cattiverie, respira nella verità. Di fronte alle ingiurie che cosa vi è di più forte della carità? In quanto non ricambia le offese ma lascia correre. Che cosa vi è di più fedele della carità? Fedele non all’effimero ma all’eterno. Essa sopporta tutto nella presente vita, per la ragione che tutto crede sulla futura vita: sopporta tutte le cose che qui ci sono date da sopportare, perché spera tutto quello che le viene promesso là. Giustamente non ha mai fine. Perciò praticate la carità e portate, meditandola santamente, frutti di giustizia. E se troverete voi, a sua lode, altre cose che io non vi abbia detto ora, lo si veda nel vostro modo di vivere.
Rit. Cantato e silenzio orante
Canto finale: Servire è regnare (Gen Verde)
Guardiamo a te che sei Maestro e Signore,
Chinato a terra stai, ci mostri che l’amore
è cingersi il grembiule, sapersi inginocchiare:
ci insegni che amare è servire.
Fa’ che impariamo Signore da te,
chi è più grande e chi più sa servire,
chi si abbassa e chi si sa piegare,
perché grande è soltanto l’amore
E ti vediamo poi Maestro e Signore,
che lavi i piedi a noi che siamo tue creature,
e cinto del grembiule che manto tuo regale:
ci insegni che servire è regnare.