Storia AdP

ALBORI E SVILUPPI DELL’APOSTOLATO
DELLA PREGHIERA

Origini in Francia


Padre Francesco Saverio Gautrelet


Il padre gesuita Francese.o Saverio Gautrelet (1807-1886), prima insegnante di filosofia e poi dal 1842 direttore spirituale del­lo scolasticato di Vals, vicino a Le Puy nell’Alta Loira, propose ai suoi studenti, nella festa di S. Francesco Saverio, gesuita e missionario, il 3 dicembre del 1844, di praticare l’apostolato so­prattutto attraverso la preghiera, in attesa di impegnarsi in esso in modo diretto e concreto, al termine della propria formazione teo­logica. Il testo dell’esortazione è andato perduto, ma in altra oc­casione p. Gautrelet ebbe modo di esprimersi così: «Le nostre pre­ghiere, le nostre penitenze, le nostre buone opere, sono una for­za, sono le munizioni, senza le quali il soldato non può sostene­re la santa guerra. Ci assoceremo dunque, accumuleremo e ogni giorno verseremo la nostra parte di preghiere, di sacrifici, di opere meritorie in questo tesoro de􀀥’apostolato; così verremo in aiuto degli operai apostolici, e parteciperemo in un modo molto reale ed efficace alle loro fatiche e ai loro trionfi». Da quel gior­no i giovani studenti affissero alle pareti del refettorio le intenzioni di preghiera per i bisogni del mondo.


Così ebbe inizio l’Apostolato della Preghiera in una Casa di giovani religiosi studenti per fornir loro «un mezzo per esercita­re il loro zelo, unendosi all’Apostolato molto nascosto, ma mol­to efficace del Cuore di Gesù, che salva il mondo nel nascondi­mento del Tabernacolo», come dice p. E. Ramière nell’Introduzione al primo numero del Messager nel 1861.
La preghiera dell’ AdP si può dire, quindi, che sia iniziata, non tanto a Vals, quanto nel Cenacolo, dove fu istituita l’Eucaristia, sia continuata in tutti i luoghi in cui i dodici apostoli portarono la buona novella ed ora si diffonde in tutto il mondo grazie anche a chi condivide la proposta dell’associazione sorta nel 1844: la pre­ghiera e l’azione costruiscono il vero apostolato.
Stupisce l’umiltà, la semplicità delle origini di un movimento che si diffonderà in tutto il mondo. P. E. Ramière, confratello e suc­cessore di p. F. S. Gautrelet come Direttore Generale dell’AdP, nel­la Prefazione al Manuale de􀀊’Apostolato della Preghiera, citato nell’Introduzione del presente testo, dice a questo proposito: «Non sarà un fuor d’opera ritornare indietro collo sguardo e in iscor­cio tracciare la storia delle sue origini. Esse sono per vero dire umili assai, come esser sogliono le opere delle quali è principio lo spirito di Dio; eppure in mezzo alla loro modesta oscurità,, pre­sentano più di un motivo a rianimare il nostro coraggio».
Il bisogno di creare un’associazione che avesse lo scopo di fon­dare ogni apostolato sulla preghiera non era sentito solo in Francia. Quasi nel medesimo tempo, un’opera simile si trova in Piemonte col nome di Orbe santificato; a Roma, fondata da S. Vincenzo Pallotti si trova un’opera dal titolo Apostolato cattolico, una pia associazione che dette origine a forme di vita religiosa quali per esempio le suore Pallottine.


Già nel 1846 Mons. Darcimoles, vescovo del Puy, approvò l’ AdP, come fece il suo successore Mons. de Morlhon nel 1848. Seguì l’approvazione da parte di altri Vescovi.
Il Generale della Compagnia di Gesù, p. G. Roothaan, inco­raggiò subito nel 1847 i direttori dell’AdP e accordò a chi aderi­va a questa associazione la partecipazione ai meriti dei missionari del suo Ordine. Questa concessione fu ripetuta da tutti i Generali della Compagnia.
Nell’idea di questa impresa, c’era tutta la vivacità umana e spi­rituale di p. Gautrelet, che, nonostante la salute malferma, riuscl a profondere in moltissimi modi la sua dedizione per il Regno di Dio in Europa, in Africa, in Asia con opere di promozione cultu­rale e spirituale.
Quando nell’anno 1846 usciva il primo Manuel dell’ AdP scrit­to da p. Gautrelet, con l’approvazione del Vescovo di Poitiers, si leggevano parole molto incoraggianti circa l’importanza della diffusione di una simile idea, che non poteva che rafforzare lo spi­rito missionario proprio e degli altri, per diversi motivi: innanzi­tutto perché stimola la vita spirituale che si esprime in un profon­do spirito di preghiera, poi perché spinge il cuore ad uscire dai pro­pri confini ristretti, e, per finire, realizza la solidarietà in Cristo del suo Corpo Mistico, che è la Chiesa .
Tale opuscolo sarà poi tradotto in diverse lingue e diffuso in tut­to il mondo.
L’importanza dell’idea e della sua realizzazione fu sottolinea­ta sopprattutto dall’intervento -del B. Pio IX che, dal suo esilio a Gaeta, a causa della proclamazione della Repubblica Romana da parte di Giuseppe Mazzini, con un Breve nel 1849, concesse in­dulgenze plenarie e particolari agli iscritti all’ AdP della Diocesi di Le Puy.

Sviluppi, dalla Francia a tutta la Chiesa
Padre Enrico Ramière

L’intuizione cli p. F. S. Gautrelet fu compresa e rilanciata dal confratello gesuita p. E. Ramière (1821-1884), quando nel 1855 sostituì nella direzione dell ‘AdP p. Gautrelet, trasferitosi a Fourvières. Aveva studiato presso i Gesuiti nei collegi di Pasajes in Spagna e Friburgo in Svizzera e nel 1839, all’età di 18 anni, en­trò nella Compagnia di Gesù e fu ordinato sacerdote nel 1847. Insegnò filosofia e teologia e divenne prefetto degli studi nello sco­lasticato di Vals dove fondò nel 1849-50 la Lega del Cuore di Gesù.
I contatti epistolari con i confratelli missionari in America, so­prattutto p. Desmet, acuirono in lui il desiderio di dedicare la vi­ta ad evangelizzare chi ancora non aveva conosciuto il V angelo. L’obbedienza però lo trattenne in Europa, dove, con ogni mezzo, attuò con generosità ed intelligenza la sua vocazione, ormai chia­ra ed inequivocabile, ad essere apostolo del S. Cuore.
P. E. Ramière fu richiesto di dirigere la rivista Etudes a Lione e, dopo un breve soggiorno a Vals, si trasferl a Tolosa dove insegnò diritto naturale e teologia. Molto intensa fu anche ia sua at­tività di scrittore soprattutto sulla tematica del Corpo Mistico, con le relative applicazioni spirituali che servirono per dare nuovo sla­ncio e interesse a lavorare per la santità personale e di tutta la Chiesa.
Fu anche consigliere teologico del vescovo di Beauvais durante il Concilio Vaticano I: la sua posizione teologica era favorevole ad un ritorno alla filosofia scolastica, come rimedio alle devia­zioni che il liberalismo per un verso e il tradizionalismo per l’al­tro, avevano causato. A proposito dell'”infallibilità pontificia in materia di dottrina e di morale, che fu affermata dal Vaticano I, p. Ramière dalle pagine del Messager invitava calorosamente al­la preghiera per il Papa e spiegava la dottrina cattolica del primato di Pietro.
Per ciò che riguarda l ‘AdP non si limitò ad avallare il pensie­ro di un confratello, ne divenne l’indefesso divulgatore ed orga­nizzatore, diffondendo in tutto il mondo lo spirito della Lega Santa del Cuore Santissimo di Gesù, fondando e appoggiando la nascita di centri dovunque fosse possibile. Si attuava così il desi­derio di S. Margherita Maria Alacoque, espresso nella lettera del 10 agosto 1689 a p. G. Croiset S.I.: «Se si potesse fare un’ asso­ciazione di questa devozione, dove gli associati partecipassero al bene spirituale gli uni degli altri, penso che ciò farebbe un gran piacere a questo divin Cuore».
Rivedendo il Manuale del 1846 scritto da p. F. S. Gautrelet, il Ramière fissò dottrina e prassi dell ‘AdP in un libro uscito nel 1861, dal titolo: L’Apostolato della preghiera, lega santa dei cuori cri­stiani uniti al Cuore di Gesù, per ottenere il trionfo della Chiesa e la salvezza delle Anime.
Da questo titolo appare evidente il legame che p. Ramière in­tendeva porre tra l’ AdP ed il Cuore di Gesù, legame molto più ac­centuato di quanto non lo fosse in p. Gautrelet, che, pure, sugge­riva una intensa devozione al S. Cuore, che conducesse le persone a consacrargli la vita. In un passaggio interessante, p. Gautrelet già mostrava come il Cuore di Gesù fosse la preghiera personifi­cata, vivente, per cui Cuore di Gesù e preghiera, o meglio l’apo­stolato della preghiera, fossero indissolubilmente legati tra loro.
Un altro elemento interessante che compare subito è la con­vinzione che la proposta dell ‘AdP è da rivolgere a tutti i fedeli, non solo a chi è legato ad una congregazione religiosa con il vincolo di una consacrazione speciale. Ogni battezzato può collaborare all’avvento del Regno di Dio, pregando e compiendo le opere buo­ne, compatibili con la propria condizione di vita, con spirito apo­stolico. Anzi, via via si comprenderà come l ‘AdP sia un aiuto fon­damentale per la spiritualità del laico, chiamato ad agire cristia­namente all’interno delle realtà temporali, vivendo l’azione in mo­do contemplativo.


Apostolato del Sacro Cuore
È con p. Ramière che l’AdP diviene l’Apostolato del Sacro Cuore, come ebbe a dire in un suo testo, L’ Apostolat du Sacré Creur de Jésus. In pratica in questo testo si dice che l’ AdP sta al culto al Cuore di Gesù, come la devozione sta alla religione cristiana.

Nel 1865 p. Ramière, nella nuova edizione del libro sopra ci­tato, descrive la sua convinzione che, innanzitutto, il cristiano è unito al Cuore di Gesù in grazia del battesimo e del dono della fe­de; che, inoltre, tale unione diviene sempre più forte grazie alla partecipazione reale allo spirito di Cristo. Per questo tutti i cristiani sono invitati a rinnovare questa-unione spirituale accostandosi fre­quentemente alla mensa del Pane di vita. Il Cristo stesso prega per noi senza interruzione nel tabernacolo e ci invita a fare altrettan­to attraverso di Lui, con Lui, in Lui.
Questo testo ebbe ampie risonanze, anche presso teologi e fi­losofi eminenti, come p. Alphonse Gratry che così si espresse: «Raramente in tutta la mia vita un libro mi ha dato tanta gioia quanto il vostro Apostolat de la prière … È un libro magnifico, ma­gnifico per l’audacia cristiana, l’entusiasmo reale e contenuto, ed insieme per la ragione pacata e la verità dimostrata».
Lo stesso p. Gautrelet, convinto dalle riflessioni di p. Ramière, nel 1875, curando una nuova edizione del suo Manuale del 1846, si espresse cosi: «L’Apostolato della Preghiera è l’apostolato di Gesù Cristo che continua nei suoi membri. Ma è al suo amore, al suo cuore che la loro preghiera prende a prestito la sua efficacia, è questo divin Cuore che è il fondamento della loro fiducia».
Queste affermazioni furono certamente di grande consolazio­ne per p. Ramière, che ritrovò la sintonia perfetta con colui che l’aveva lanciato in un apostolato che invase letteralmente tutta la sua vita.
Per p. Ramière I ‘identificazione tra AdP e Cuore di Gesù era la condizione essenziale per la buona riuscita dell ‘Ad.P, sia per mo­tivi dottrinali, che illustrò ampiamente nelle sue pubblicazioni (ve­di Appendice seconda), sia per motivi di pratica religiosa, che si esprimeva con la consacrazione al Cuore di Gesù di singoli fedeli, di famiglie, di intere nazioni e si arricchiva di tutte le pratiche che erano state richieste dal Signore, rivelando il suo Cuore lungo i se­coli della storia ste dal Signore, rivelando il suo Cuore lungo i se­coli della storia della Chiesa, soprattutto a S. Margherita Maria Alacoque nel ‘600.


Alcune pratiche tipiche del culto al S. Cuore
Dal 1863 si seppe che l’opera della Comunione riparatrice era stata appena fondata ad Avignone da p. Drevon S.I. Subito gli ade­renti all ‘AdP si mobilitarono per impegnarsi con turni appro­priati ad assicurare almeno una volta alla settimana la comunio­ne riparatrice.
Fu nel 1880 che Leone XIII ratificò il passaggio dell’opera di p. Drevon all ‘AdP, confermando questa decisione con un Breve del 1884. Nei numeri del Messager del 1880 vediamo comparire nel sottotitolo i riferimenti alla Comunione riparatrice.

A tutt’oggi l’impegno della Comunione riparatrice riguarda la vita di preghiera sacramentale degli aderenti ali’ AdP, così come già negli Statuti del 1896 si diceva che tale pratica riguarda il ter­zo grado di appartenenza ali’ AdP.
Anche l’Ora Santa rientrava nelle pratiche suggerite e racco­mandate da p. Ramière, che la amò molto e molto la fece amare. È del 1875 la concessione pontificia dell’indulgenza plenaria le­gata a questa pratica.
P. Ramière cercò di presentarla in modo un po’ più caratteriz­zante, dato che spesso, soprattutto dai religiosi, veniva confusa con la normale meditazione del venerdì mattina. Si trattava invece di trascorrere un’ora di preghiera notturna tra il giovedì ed il venerdì in unione al Cuore agonizzante di Gesù al Getsemani.
Il legame ai tempi notturni è stato allargato ad altri momenti della settimana, viste le mutate condizioni della vita odierna: identico resta l’intento.
La comunione riparatrice che i fedeli ricevevano il venerdì per ricordare la crocefissione e morte di Nostro Signore, portò con sé la sottolineatura di un venerdì particolare, il primo venerdì del me­se, pratica che prese corpo in Belgio grazie all’impegno di p. Dufau, Direttore regionale, e che è presente anche oggi nella Chiesa cattolica in tutto il mondo.


Le Messager du Sacré-Creur de Jésus
Nel 1861 esce il primo numero del Messager du Sacré-Creur de Jésus, organo ufficiale dell ‘AdP, periodico che si diffonderà in tutto il mondo.
P. Ramière, da uomo intelligente ed al passo coi tempi qual era, non poteva ignorare l’importanza della stampa per diffondere su larga scala ed in breve tempo un’idea. Ben lo dice alla pagina XII dell’Introduzione al primo numero del suo Messager: «Qual è il più potente meccanismo dei tempi moderni? Non è forse la stam­pa e soprattutto la stampa periodica? … Perché la stampa pe­riodica non si mette al servizio di questo gran motore che dà la vita alle schiere celesti?».

Già dal primo numero, p. Ramière introdusse la prassi di pro­porre le intenzioni generali di preghiera che, in futuro, come si dirà più avanti, saranno scelte e proposte dai Pontefici e dai Vescovi.
Nel 1864 troviamo un’edizione del Messager in Italia, nel 1865 in Austria, nel 1866-67 in America settentrionale, centrale, nel 1868-69 in Inghilterra, Olanda e Paesi baltici, verranno in se­guito l’India, la Cina, 1 ‘Africa e l’Oceania.


L’attenzione ai piccoli
P. Ramière aveva ben compreso quanto l’intuizione che sog­giaceva all’ AdP altro non era che l’attualizzazione e l’estensione al Corpo Mistico dell’incessante orazione che scaturisce dal Cuore di Cristo’ fin dalla sua ·incarnazione e che costituisce il primo at­to redèntivo e quindi il fondamento di tutto l’apostolato.
Con questo spirito appoggiò tutte quelle associazioni cattoli­che, rivolte a varie fasce di età, che si ispiravano ali’ AdP. Una di queste è la Milizia del Papa, nata nel 1865 nel Collegio Tivoli a Bordeaux, per iniziativa di p. L. Cross S.I., padre spirituale del col­legio stesso, per finalizzare la preghiera dei giovani a sostenere con le armi della preghiera il Papa nei tempi difficili che stava attra­versando, sia in senso culturale e religioso, che politico e socia­le, insieme a tutta l’Europa. All’appello del Papa minacciato dal­le truppe garibaldine, i giovani potevano rispondere come se fos­sero i suoi zuavi spirituali, con l’offerta dei propri sacrifici, del­le preghiere, delle comunioni.
Nell’inviare al Papa nel 1870 la richlesta di benedizione per que­sta Milizia, p. Ramière la definisce già sezione dell’ AdP, con centomila membri al suo attivo.
Tale Milizia si trasformerà in Armata degli Angeli (1880), con una spiccata volontà di curare i più piccoli, incoraggiandone la pre­ghiera e la vita sacramentale.
Sull’argomento della Comunione frequente, dal 1873 p. Ramière cominciò a pubblicare nel Messager considerazioni a riguardo, mo­strand6 come tale pratica fosse stata bloccata dagli influssi del giansenismo. Bisognava quindi tornare alla disciplina cattolica pre­cedente.
Detto fatto, si cominciò ad educare i ragazzi ad una maggior familiarità con il sacramento dell’Eucaristia, prima ancora che il Magistero si pronunciasse favorevolmente su questo argomento.
Con lo stile de,Licato ma incalzante di p. Ramière, il Messager si pronunciò anche nel 1875, anno giubilare, perché i ragazzi co­minciassero ad assumere la santa abitudine di accostarsi all’Eucaristia almeno una volta al mese.
Sempre il p. Ramière, nel Conw.:esso Eucaristico Internazionale di Lille del 1881, quando l’AdP.fu chiamato crociata eucaristi­ca permanente, iniziò una campagna a favore della comunione mensile dei ragazzi nelle parrocchie. Questa intuizione darà vita ad orientamenti nuovi ad alto livello, presso la S. Sede e caratte­rizzerà sempre più chiaramente l’ AdP di una connotazione euca­ristica, che ben si riscontra, non solo nella pratica sacramentale fa­vorita dai predicatori e dai direttori spirituali, ma anche nelle for­mule popolari che entrarono poco alla volta nel patrimonio di pre­ghiera diffuso dall’Apostolato stesso, come l’Offerta della gior­nata.
L’attenzione ai piccoli caratterizzò giustamente i primi passi dell’associazione, perché la formazione di chi comincia il suo cam­mino di fede consente di garantire ai futuri uomini, alle future don­ne la stabilità di radici sane e ben orientate, nella prospettiva di edu­care le generazioni a venire.
I primi Statuti del 1866
Per una diffusione ordinata e convinta dell ‘AdP fu di notevo­le importanza l’approvazione degli Statuti dell ‘AdP da parte del B. Pio IX nel 1866.

È opportuno annotare quanto è scritto nel 1 ° articolo di detti Statuti, perché compare la prima definizione dell’ AdP approvata dalla Santa Sede: «L’Apostolato della Preghiera non è una Congregazione, né una Confraternita propriamente detta, ma una santa lega di zelo e di preghiera».

Nell’art. 2 si stabilisce, inoltre, che «la sola condizione perché gli Associati partecipino ai vantaggi e privilegi propri di questa Associazione si è di entrare a parte delle inenzioni del Sacro Cuore di Gesù, offrendo almeno una volta al giorno le preghiere, le azioni e le sofferenze quotidiane secondo quelle intenzioni con cui Gesù Cristo medesimo si immola di continuo, ma specialmente per la Chiesa universale e pel sommo Pontefice, come pure per alcune più urgenti necessità raccomandate ogni mese dal Direttore de􀀊’Associazione».
L’invito ad associarsi è rivolto in primo luogo alle Comunità religiose (art. 4); solo in seconda istanza (art. 5), lo possono fare «le Congregazioni, le Confraternite di pietà, i Seminarii, i Convitti, gli Ospizii ed anche intere Parrocchie»; in terza istanza (art. 6) tutti gli altri fedeli. Il riferimento alla partecipazione dei laici qui si conferma anche formalmente.
Si prevede un’organizzazione che fa capo al Direttore Generale (art. 7), che istituirà dei Direttori centrali (art. 8). Si prevedono dei Direttori locali.
Ciò che è tenuto ben fermo è l’obbligo di ricevere il consen­so dell’Ordinario del luogo per l’insediamento dei Centri e dei lo­ro Direttori.

In questi Statuti si dice anche che tale movimento è aggrega­to ali’ Arciconfraterita romana del Cuore S.S. di Gesù, e quin­di gli iscritti all’ AdP godono delle indulgenze concesse all ‘Arciconfraternita stessa.
I rapporti con l’ Arciconfratemita romana saranno regolati in mo­do più chiaro nel 1879, anno della seconda edizione degli Statuti dell ‘AdP, perché si scoprì che l’aggregazione ali’ Arciconfratemita canonicamente non era corretta, stando ad una Bolla di Clemente VIlI (fu papa dal 1592 al 1605) che vietava di congiungere insieme due associazioni. Il congiungimento originario nasceva dal fatto che l’AdP risultava un’associazione locale, mentre l’Arcicon­fraternita si estendeva a tutto il mondo. Farne parte consentiva agli aderenti all’ AdP di godere dei vantaggi spirituali dell’ Arcicon­fraternita.

Il Voto nazionale per la Francia
Nel 1870, anno in cui la Germania sconfisse la Francia e l’esercito italiano conquistò Roma, p. Ramière cominciò a diffon­dere, dalle pagine del Messager l’iniziativa del Voto nazionale per­ché la Francia si consacrasse al S. Cuore e perché si costruisse una chiesa in cui si pregasse continuamente per la Nazione e per il Papa.
L’idea del Voto nazionale venne lanciata da p. de Boylesve S.I. nel 1870 in un’omelia su S. Margherita Maria, nel monastero della Visitazione di Mans. L’esito di tale omelia fu la diffusione di 330.000 esemplari di un foglio in cui si ricordavano le richie­ste di Nostro Signore a S. Margherita Maria Alacoque relative ali’ erezione da parte del re di «un edificio in cui ci sarebbe stato un quadro di questo divin Cuore, per ricevervi la çonsacrazione e gli omaggi del re e della sua corte». Seguiva una formula di con­sacrazione con cui ogni francese poteva consacrarsi al Signore.
Sul Messager venne riportata questa formula che piacque a p. Ramière. Il collegamento tra quest’ultimo e p. de Boylesve ormai si era creato.
P. Ramière, però, aggiunse alle intenzioni del suo confratello l’impegno di pregare per la liberazione del Papa che, in quel mo­mento era ‘prigioniero’ dell’Italia. L’idea di p. Ramière, quindi, era quella di legare Francia e Papa.
Negli stessi anni, a Poitiers, per iniziativa di M. Alexandre Legertil si faceva strada il progetto di erigere un tempio votivo a Parigi per la liberazione della Francia dalla Germania, che nel 1870 ne aveva occupato la capitale.
L’unione di questi due progetti, dopo alcune difficoltà di im­postazione che, nel caso di Legertil, risentiva molto del clima di guerra in cui era nato, si realizzò nella stesura di un testo unico che si può leggere per intero a pagina 127 di Le Père Henri Ramière de la Compagnie de Jésus e che in definitiva chiedeva insieme la liberazione del Pontefice e la salvezza della Francia, quindi ave­va come motto Chiesa e Patria, con l’impegno di costruire a Parigi una chiesa dedicata al S. Cuore di Gesù. Iniziativa quindi nazionale e cattolica.
Il Cardinal Guibert raccolse concretamente l’idea e fondò nel 1872 il Comitato di Montmartre, per il quale fu aiutato da p. Rarnière dalle pagine del Messager: il Voto nazionale, che porta tradizionalmente il nome di « Voto di Tolosa» fu presentato come opera dell’ AdP.
Tutto ciò consenti che si arrivasse a vedere nel 1875 la posa del­la prima pietra dell’attuale basilica del S. Cuore a Montmartre, do­ve dal 1885 iniziò l’adorazione perpetua che dura a tutt’oggi. P. E. Ramière morì prima di vederne attuati i lavori.

La Consacrazione delle famiglie
È del 1870 inoltre l’appoggio di p. Rarnière al movimento per la Consacrazione delle famiglie al S. Cuore, di cui si ha irùziale notizia dal Portogallo, dove le suore Dorotee di Lisbona, fonda­te dalla B. Paola Frassinetti dal 1873, ne avevano favorito la dif­fusione, insieme ali’ AdP, anche grazie allo zelo di una suora, M. Maria do Patrocinio de Souza Tavarez.
P. Ramière, nello scrivere ai Vescovi per favorire l’attuazione del desiderio del B. Pio IX di condurre alla consacrazione al Sacro Cuore tutto il mondo cattolico, in occasione del secondo cen­tenario delle apparizioni del Sacro Cuore a S. Margherita nel 1875, cita anche le famiglie, come soggetti di una auspicabile con­sacrazione: «Noi ·abbiamo motivo di sperare che l’ amantissimo Cuore di Gesù non rifiuterà alcuna grazia, se niente manchi al­la gloria che Egli attende da noi, in questo anniversario solenne della sua rivelazione; se in unione col Vicario di Gesù Cristo, le famiglie saranno consacrate al Cuore di Gesù dai loro capi, le par­rocchie dai loro Pastori, le comunità dai loro Superiori, le dio­cesi dai loro Vescovi».
Quest’idea, lanciata a Marsiglia da Teodoro Vibaux (1849-1882), zuavo pontificio e, in seguito gesuita, suggerita e consigliata anche da intuizioni ed esperienze di varia provenienza, appare sul Messager francese del 1882 e raccoglie subito entusiastici consensi, che si traducono in numerose consacrazioni. Si parla di più di mil­le consacrazioni nel 1882 e dieci mila nel 1886.
Un primo programma di Consacrazione delle famiglie diven­ne movimento mondiale nel 1889, risposta congrua all’invito del Signore a S. Margherita Maria, perché l’amore al Suo Cuore si diffondesse in tutto il mondo. Difatti il Signore, oltre al culto personale, chiese anche quello sociale. Si poteva cominciare dal nucleo sociale di base, la famiglia. È ben presente questo scopo nella formula di consacrazione che, tra l’altro, così si esprime: «Alfin di rispondere al vostro appello, ed affrettare nella nostra cara patria il regno sociale del-vostro Cuore adorabile, o Gesù, vi consacriamo … tutta intera la famiglia nostra».
L’elenco delle famiglie francesi consacrate sarebbe stato con­servato nel santuario di Montmartre, nel monastero di Paray-le­Monial l’elenco delle famiglie consacrate di tutte le altre nazioni. La dimensione sociale del regno del S. Cuore era avviata e non si cancellò più dai pensieri dell ‘AdP. P. Ramière scrisse un testo uscito a Tolosa nel 1892, proprio con questo titolo, Le Règne so­cial du Creur de Jésus.
È del 1880 l’idea del Padre di fondare una Crociata eucaristi­ca pro viris, per gli uomini. Come si può notare, nessun settore del­la società fu estraneo alle preoccupazioni di chi viveva in pienezza la chiamata a lavorare per il Regno di Dio.


La morte di p. E. Ramière
Si avvicinava la fine dei suoi giorni terreni. Qualche breve no­ta, in linea con la semplicità del Padre, per ricordarne la figura uma­na e spirituale. Riporto qualche lampo di poesia, stralciando qua e là da quanto scrisse p. L. Cross il giorno dopo la sua morte: «Aveva la semplicità di un bambino. Non si è potuto mai notare in lui alcuna preoccupazione d’amor proprio e di vanità. Parlava delle sue responsabilità con la rettitudine, il candore di agnello, di colomba, di cervo e tutto quello che gli altri avevano e face­vano di buono lo affascinava. P. Ramière era umile, dell’umiltà di un fanciullo. E non era meno dolce. Una volta lo feci ridere dicendogli: “Padre de la Colombière e voi siete fratelli, anche di no­me. Egli ha lo spirito della Colombe e voi lo spirito del Ramier (in italiano cervo). La colomba dimora nelle fenditure della roc­cia, il cervo va e viene per monti e per valli. P. de la Colombière è contemplativo, voi siete attivo”».
Alla sua morte (1884) esistevano 35.000 centri dell Ad.P, con 13 milioni di membri, oltre a 14 Messager in nove lingue.

Gli succedette come Direttore Generale p. E. Régnault, che si preoccupò subito di dare maggior ordine ed organizzazione alla CdF: i frutti furono subito palesi. Sul Messager si parla di due mi­lioni di famiglie consacrate, in Francia ed in altre parti del mon­do, come Montréal nel Québec.
Nel 1896 la Santa Sede affida la Direzione Generale dell’ AdP al Superiore Generale della Compagnia di Gesù, con il diritto di designare un Delegato che avrebbe avuto sede a Tolosa. In Francia però, data la situazione politica fortemente ideologizzata, non sempre le associazioni cattoliche erano ben accette, anzi, nel 1903 la Direzione Generale dell’ AdP dovette lasciare Tolosa e tra­sferirsi provvisoriamente in Belgio.
Sarà nel 1926 che il Generale della Compagnia, p. W. Ledochoswki trasferirà da Tolosa a Roma la Direzione Generale dell’AdP.


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