Dal Cuore di Cristo

[us_btn label=”Scarica il pdf “dal Cuore di Cristo“” link=”url:http%3A%2F%2Fwww.testadp.cloud%2F2019-06-adorazione%2F||target:%20_blank|” style=”5″ align=”center” custom_width=”200px” css=”%7B%22default%22%3A%7B%22font-size%22%3A%2216px%22%7D%7D”][us_separator size=”small”]a cura delle Figlie della Chiesa (Santa Maria del Silenzio, Roma)

per l’adorazione eucaristica, giugno

Non è stato facile per i discepoli, andare dietro al Maestro e stare al suo passo. Così come non lo è ancora oggi per i suoi discepoli, i sacerdoti, nati dal suo cuore. Se non si entra dentro, in quella piaga del costato di Cristo da dove si riceve direttamente il suo amore e la sua vita, non si può com- prendere la persona del sacerdote. C’è un matrimonio interiore che deve succedere perché una persona umana possa accettare l’invito di Gesù a seguirlo sulla strada del sacerdozio e donarsi totalmente a Lui e alla sua Chiesa nata dal cuore aperto di Cristo sulla Croce. C’è una connessione unica tra Gesù, il sacerdote e la Chiesa. Tutto l’Amore è là, in quello squarcio; chi non vi entra, anche se sacerdote, non è sacerdote perché non è amante. Se un uomo non entra in contatto con l’Amore di Dio, non è sacerdote perché il sacerdote è un uomo bruciante che ha in mano la carne di Cristo che scotta, ha il fuoco dello Spirito che lo rende carbone ardente. Se accetta questo amore, allora il sacerdote sarà un amante dell’umanità, sarà una persona universale, sarà un uomo di Chiesa, si prenderà cura del popolo di Dio fino a dare la vita per lui, si spenderà per i più deboli, bacerà i poveri come la carne stessa di Cristo, passerà benedicendo e servendo tutti. Preghiamo in questa adorazione in modo speciale per i sacerdoti perché, con la sobrietà e l’umiltà della loro vita, si impegnino in un’attiva solidarietà verso i più poveri.

Canto: Amore ineffabile (M. Frisina)

Tu, abisso di carità,
pare che sei pazzo delle Tue creature.
Chi Ti muove a fare tanta misericordia?
L’Amore.

Rit. Oh Amore ineffabile,
dolcissimo Gesù,
oh amoroso Verbo,
eterna Deità,
tu sei fuoco d’amore,
eterna Verità,
resurrezione nostra, Signore.

Tu sei somma dolcezza
nell’amarezza nostra,
splendore nelle tenebre,
sapienza nella stoltezza.

Tu sei Signore, Padre,
Tu sei fratello nostro,
Tu sei Deità eterna,
purissima bellezza.

Oh Amore, amore inestimabile,
eterna Deità.

Dal Vangelo di Giovanni 19,31-37

Era il giorno della Preparazione e i Giudei, perché i corpi non rimanessero in croce durante il sabato (era infatti un giorno solenne quel sabato), chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe al primo e poi all’altro che era stato crocifisso insieme con lui. Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera e egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si adempisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto.

Canto: Anima Christi

Rit.Anima Christi, santifica me
Corpus Chirsti, salva me.
Sanguis Christi, inebria me
Aqua lateris Christi, lava me.

Passio Christi, conforta me.
O bone Iesu, exaudi me.
Intra vulnera tua absconde me.

Ne permittas a te me separari.
Ab hoste maligno defende me.
In hora mortis meæ voca me.

Et iube me venire ad te,
ut cum sanctis tuis laudem te
per infinita sæcula sæculorum. Amen.

Dalle Omelie di S. Agostino, In Io. Evang., 120,2

Vennero, dunque, i soldati e spezzarono le gambe al primo, poi all’altro che era crocifisso insieme con lui. Giunti a Gesù, vedendolo già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli aprì il costato con la lancia, e subito ne uscì sangue ed acqua (Gv 19,32-34). L’evangelista ha usato un verbo significativo. Non ha detto: colpì, ferì il suo costato, o qualcosa di simile. Ha detto: aprì, per indicare che nel costato di Cristo fu come aperta la porta della vita, donde fluirono i sacramenti della Chiesa, senza dei quali non si entra a quella vita che è la vera vita. Quel sangue è stato versato per la remissione dei peccati quell’acqua tempera il calice della salvezza, ed è insieme bevanda e lavacro. Questo mistero era stato preannunciato da quella porta che Noè ebbe ordine di aprire nel fianco dell’arca (Gn 6,16), perché entrassero gli esseri viventi che dovevano scampare ai diluvio, con che era prefigurata la Chiesa. Sempre per preannunciare questo mistero, la prima donna fu formata dal fianco dell’uomo che dormiva (Gn 2,22), e fu chiamata vita e madre dei viventi (Gn 3,20). Indubbiamente era l’annuncio di un grande bene, prima del grande male della prevaricazione. Qui il secondo Adamo, chinato il capo, si addormentò sulla croce, perché così, con il sangue e l’acqua che sgorgarono dal suo fianco, fosse formata la sua sposa. O morte, per cui i morti riprendono vita! Che cosa c’è di più puro di questo sangue? Che cosa c’è di più salutare di questa ferita?

Silenzio

Invocazioni al Sacro Cuore
Amore del Cuore di Gesù, infiamma il mio cuore.
Carità del Cuore di Gesù, diffonditi nel mio cuore.
Forza del Cuore di Gesù, sostieni il mio cuore.
Misericordia del Cuore di Gesù, rendi dolce il mio cuore.
Pazienza del Cuore di Gesù, non ti stancare del mio cuore.
Regno del Cuore di Gesù, stabilisciti nel mio cuore.
Sapienza del Cuore di Gesù, ammaestra il mio cuore.

Interiorizzazione

Dal discorso del Santo Padre Francesco al Clero
(per il 25° anniversario della morte del Beato Pino Puglisi)

Vorrei condividere con voi tre aspetti basilari del sacerdozio, che possono aiutare il nostro sacerdozio e aiutare anche il nostro “sì” totale a Dio e ai fratelli. Il primo verbo è celebrare. Anche oggi, come al centro di ogni Messa, abbiamo pronunciato le parole dell’Istituzione: «Prendete e mangiatene tutti: questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi». Queste parole non devono restare sull’altare, vanno calate nella vita: sono il nostro programma di vita quotidiano. Non dobbiamo solo dirle in persona Christi, dobbiamo viverle in prima persona. Prendete e mangiate, questo è il mio corpo offerto: lo diciamo ai fratelli, insieme a Gesù. Le parole dell’Istituzione delineano allora la nostra identità sacerdotale: ci ricordano che il prete è uomo del dono, del dono di sé, ogni giorno, senza ferie e senza sosta. Perché la nostra, cari sacerdoti, non è una professione ma una donazione; non un mestiere, che può servire pure per fare carriera, ma una missione. Ogni giorno possiamo fare l’esame di coscienza anche solo su queste parole – prendete e mangiate: questo è il mio corpo offerto per voi – e chiederci: “Oggi ho dato la vita per amore del Signore, mi sono “lasciato mangiare” dai fratelli?” Don Pino ha vissuto così: l’epilogo della sua vita è stata la logica conseguenza della Messa che celebrava ogni giorno. C’è una seconda formula sacramentale fondamentale nella vita del sacerdote: «Io ti assolvo dai tuoi peccati». Qui c’è la gioia di donare il perdono di Dio. Ma qui il prete, uomo del dono, si scopre anche uomo del perdono. Anche tutti i cristiani, dobbiamo essere uomini e donne di perdono. I preti in un modo speciale nel sacramento della Riconciliazione. Infatti le parole della Riconciliazione non dicono solo quello che avviene quando agiamo in persona Christi, ma ci indicano anche come agire secondo Cristo. Io ti assolvo: il sacerdote, uomo del perdono, è chiamato a incarnare queste parole. È l’uomo del perdono. Vi propongo un secondo verbo: accompagnare. Accompagnare è la chiave di volta dell’essere pastori oggi. C’è bisogno di ministri che incarnino la vicinanza del Buon Pastore, di preti che siano icone viventi di prossimità. Questa parola bisogna sottolinearla: “prossimità”, perché è quello che ha fatto Dio. Prima lo ha fatto con il suo popolo.

Canto: Come tu mi vuoi

Eccomi Signor, vengo a Te mio Re, che si compia in me la Tua volontà.
Eccomi Signore, vengo a Te mio Dio, plasma il cuore mio e di Te vivrò.
Se Tu lo vuoi Signore manda me e il Tuo nome annuncerò.

Rit: Come Tu mi vuoi io sarò, dove Tu mi vuoi io andrò.
Questa vita io voglio donarla a Te per dar gloria al Tuo nome mio re.
Come Tu mi vuoi io sarò, dove Tu mi vuoi io andrò,
se mi guida il Tuo amore paura non ho
per sempre io sarò, come Tu mi vuoi.

Eccomi Signor, vengo a Te mio Re, che si compia in me la Tua volontà.
Eccomi Signore, vengo a Te mio Dio, plasma il cuore mio e di Te vivrò.
Tra le tue mani mai più vacillerò e strumento tuo sarò.

Preghiera

Preghiera per i Sacerdoti di Don Tonino Bello

Spirito del Signore, dono del Risorto agli apostoli del cenacolo,
gonfia di passione la vita dei tuoi presbiteri.
Riempi di amicizie discrete la loro solitudine.
Rendili innamorati della terra, e capaci di misericordia per tutte le sue debolezze.
Confortali con la gratitudine della gente e con l’olio della comunione fraterna.
Ristora la loro stanchezza, perché non trovino appoggio più dolce
per il loro riposo se non sulla spalla del Maestro.
Liberali dalla paura di non farcela più.
Dai loro occhi partano inviti a sovrumane trasparenze.
Dal loro cuore si sprigioni audacia mista a tenerezza.
Dalle loro mani grondi il crisma su tutto ciò che accarezzano.
Fa’ risplendere di gioia i loro corpi. Rivestili di abiti nuziali. E cingili con cinture di luce.
Perché, per essi e per tutti, lo sposo non tarderà.

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